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LA BASILICA E IL MUSEO DEL
SANTUARIO DI SAVONA

Le nove cappellette votive

Le nove cappellette votive

Le Nove Cappellette Votive

Le nove cappelle lungo la via che da Savona conduce al Santuario, parallela al torrente Letimbro e realizzata nel 1539, hanno sempre segnato le soste di meditazione sui versetti del SALVE REGINA apposti nei cartigli sopra gli affreschi, laudi e preghiere nel lento procedere delle processioni e dei pellegrinaggi. Risalgono al 1622, patrocinatore e finanziatore delle prime sette il nobile genovese Franco Borsotto, delle ultime due il marchese Giacomo Filippo Durazzo. Sono tutte uguali nella forma e nelle dimensioni: un cubo (lato ml. 3.80 – altezza ml. 6,60), chiuse da cupoletta emisferica rivestita di loriche di ardesia, sottili lesene agli spigoli all’esterno con capitelli tuscanici, all’interno o ionici o corinzi, classica trabeazione aggettante, con dentelli o senza.

Sulla strada, apertura ad arco a pieno centro, sovrastata da oculo o da lunetta. Un affresco su ciascun altarino: si sa che i primi furono dipinti per il secondo centenario nel 1736, dal pittore savonese Gio Agostino Ratti (1699 – 1775), cancellati nel tempo dalle disastrose esondazioni del torrente; nella prima, sesta, ottava, e nona le ridipinture sono ancora leggibili in qualche parte. Sono di Giuseppe Frascheri (Savona 1809 – 1886), negli anni 1850 1860 e, tra il 1880- 90, di Lazzaro De Maestri (Savona 1840 – 1910).

L’affresco della sesta: è “L’arrivo a Savona del grano durante la carestia del 1585”, realizzato da Lazzaro De Maestri, in primo piano cinque figure che accolgono l’arrivo della nave carica di grano, il più giovane regge la bandiera con lo stemma di Savona, sullo sfondo le torri in scorcio.

Nella ottava, nel 1836, Giuseppe Frascheri racconta l’arrivo, il 18 marzo 1580, sulla piazza, della processione votiva con il frate Agostino da Genova, cui apparve Maria sul poggio della Crocetta. Ancora visibili le sinopie e buona parte della scena.

Nella nona cappelletta l’affresco del Frascheri, con l’aiuto del genovese Giuseppe Isola, raffigura sotto le alte volte dell’Ospizio “l’arrivo dei poveri infermi al Santuario”. La giovinetta in primo piano è uno dei più delicati e preziosi particolari di quanto resta dell’intero ciclo.

Flavia Folco